Il 25 Aprile 1945 Sandro Pertini, alla testa del comando partigiano che liberò Milano, proclamò:
“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”.
Da quel giorno di 72 anni fa il 25 Aprile è la Festa della Liberazione.
La libertà non è mai una condizione data una volta per tutte, fissata in un punto e immobile, ma è sempre un movimento, un cammino da percorrere sempre nelle circostanze della vita e della Storia.
Se siamo liberi è perché siamo stati schiavi, prigionieri, e qualcuno ci ha liberato. L’Italia oggi è libera grazie alla Resistenza dei Partigiani. Ma il fatto che questa libertà non è data per sempre e va invece mantenuta, alimentata, rigiocata in se stessa, ce ne fa apprezzare ogni giorno il profondo valore.
Oggi si celebra la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo: si celebra il sacrificio di uomini che hanno pagato per noi il prezzo della libertà.
Ma se la libertà non è fissata in un punto e non è mai data una volta per tutte, il 25 Aprile non può essere solo la celebrazione di ciò che è stato. Fare memoria della storia che ci ha preceduto, del sacrificio di chi ci ha resi liberi è comunque tutt’altro che scontato, è qualcosa di cui, in questi tempi bui, c’è davvero bisogno. Però il 25 Aprile deve diventare anche l’occasione per fare il punto su dove si trovi nel tempo presente lo spazio della nostra Resistenza. Ed ecco perché oggi, proprio nell’anno in cui ricorre il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, questa lotta va giocata tutta sul terreno europeo. Si gioca contro la paura e la chiusura, contro il nazionalismo e il protezionismo. Dobbiamo liberare l’Europa da tutto questo, e affermare, come fecero coloro che oggi celebriamo, che solo insieme si è liberi, e che ogni passo verso la divisione è un passo verso il totalitarismo e la schiavitù.
Si è schiavi se si è divisi, si è liberi perché si è uniti.
Liberi e uniti.