Vai al contenuto
Home » Blog » Politica e attualità » Voto ai sedicenni e Ius Culturae: ripartire dalle giovani generazioni

Voto ai sedicenni e Ius Culturae: ripartire dalle giovani generazioni

A sedici anni facevo il terzo anno di Liceo, e insieme ad alcuni compagni di classe decidemmo di proporre una candidatura per le elezioni dei rappresentanti degli studenti.
Quell’anno riuscimmo a fare un’autogestione di due giorni, portando tantissimi ospiti di valore, e durante le nostre assemblee mensili cercammo di proporre dibattiti, piccole conferenze, incontri di vario tipo. Non volevamo solo organizzare feste.

A sedici anni tante ragazze e ragazzi si impegnano nel loro piccolo, nelle associazioni e negli oratori, dimostrando una coscienza civica che va ben oltre gli stereotipi sui giovanissimi.

Nessuno di noi a sedici anni è stato in passato oppure è oggi un incredibile fenomeno mediatico come Greta Thunberg, e ci mancherebbe, ma tanti di noi si sono messi in gioco e si mettono in gioco anche a sedici anni, cittadini attivi e consapevoli.

E a sedici anni se scegli di impegnarti lo fai con lo sguardo ampio di chi ha la vita davanti, di chi riesce a pensare in grande nel tempo e nello spazio, di chi non pensa a coltivare l’orticello e le rendite personali. C’è davvero bisogno di dare voce ai giovani, soprattutto ora.

Ed è la stessa identica ragione per cui essere favorevoli allo Ius Culturae. Perché ci sono giovani italiane e italiani che hanno tutto il diritto ad essere riconosciuti come parte attiva della nostra società, e che si vedono negati senza alcuna ragione i loro diritti.

Se il Parlamento trovasse spazio per queste due riforme, si aprirebbe una nuova stagione dei diritti e della cittadinanza, si darebbe ossigeno ad una politica irrespirabile, monopolizzata dall’egoismo e dall’individualismo.

Per una volta, proviamo a dettare l’agenda. È davvero una partita per cui battersi. Senza paure, senza tatticismi, senza guardare i sondaggi. Forza.

2 commenti su “Voto ai sedicenni e Ius Culturae: ripartire dalle giovani generazioni”

  1. Tutto vero , i giovani che racconti tu esistono e ne conosco anch’io! Ma cerchiamo di essere concreti : quanti sono? Direi con ottimismo il 30-40% del totale? E se è così, una qualche preoccupazione per una scelta simile in me sussiste… Che ne pensate?

    1. Mattia Colli Vignarelli

      Cara Daniela,
      Intanto grazie del commento. Provo anch’io ad essere concreto: se guardiamo ai numeri, si tratta di poco più di un milione di persone. Un milione di giovani che nella stragrande maggioranza dei casi o studiano e sono impegnati in qualche associazione, Partito, gruppo di oratorio, oppure già lavorano. Insomma, sono parte attiva della nostra società, come o più della maggior parte delle altre cittadine e degli altri cittadini.

      Qual è la percentuale di adulti “di valore” che partecipano al voto? Chi stabilisce questo valore? La discussione rischia di ricalcare un po’ le motivazioni degli uomini che nei primi del ‘900 erano restii a concedere il voto alle donne, con argomenti simili a quelle di cui discutiamo oggi.

      È chiaro, il voto ai sedicenni è solo uno dei passi da fare per includere i giovanissimi nella società: ho parlato anche di Ius Soli, ma ci sono – per dirne altri – il voto ai fuori sede, la lotta alla dispersione scolastica, l’educazione civica.

      Non c’è sicuramente bisogno di spot e di annunci: invece serve affrontare seriamente la questione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *